Quando si valida un sistema di compravendita su un titolo come Apple (ticker AAPL), è doveroso spendere due parole sul concetto di “bias rialzista”. Il titolo, infatti, presenta una evidente tendenza al rialzo nel medio lungo termine. Si potrebbe essere tentati di escludere qualsiasi trading system che operi al rialzo, considerando che se Apple è sempre mediamente salita, potrebbe mutare la propria natura. Questo anche in vista del fatto che si tratta di una azienda matura, che opera in un mercato, quello tecnologico, che sembra sempre più saturo e conteso tra grossi player che si spartiscono la clientela.

Eppure proprio Apple, negli ultimi dieci anni, ci ha dimostrato come questo mercato abbia ulteriori spazi di espansione, dando inizio, di fatto, al mondo dell’integrazione hardware-software (consolidando il concept dei Mac con Yosemite e con la messa in commercio di prodotti innovativi come l’iPhone e l’iPad perfettamente integrati con IOS), quello delle App (con la messa sul mercato di nuovi linguaggi di programmazione come Swift) e nulla è scontato per il futuro.
Ma chi progetti dei trading system dovrebbe, a mio avviso, svincolarsi da tali considerazioni. In particolare, osservando l’andamento del titolo, dovrebbe chiedersi se sia possibile creare un sistema di compravendita che possa regolarizzare i forti draw down che si sarebbero avuti utilizzando una strategia “buy and hold”, acquistando, cioè, il titolo agli inizi degli anni 2000 e tenendolo in portafoglio fino ad oggi. Se riuscissimo in questo intento potremmo anche evitare di accanirci sulla serie storica per cercare a tutti i costi una strategia ribassista da affiancare ad una rialzista.
Per acquistare regolarità, decidiamo di utilizzare un approccio multimarket, integrando il titolo Apple con SPY, l’ETF sull’S&P500 e il SOX, l’indice dei semiconduttori di Philadelphia, storicamente un elemento anticipatore dei cicli economici. Dando in pasto ad una macchina genetica queste tre serie giornaliere, cerchiamo di ottenere, sotto opportune ipotesi, un sistema di compravendita rialzista che tenga conto, tra le altre cose, della posizione reciproca dei tre strumenti finanziari.
Come di consueto utilizziamo un periodo di addestramento (“In Sample”, in bianco in figura 2) dal 1999 al 2010 e un periodo di test (“Out of Sample”, in giallo in figura 2) dal 2011 al 2012 compreso. Di fatto, dal primo di gennaio 2013 ci troviamo in “Real Money” (in verde in figura 2) e la macchina si muove, per così dire, al buio sulla serie dei prezzi.
Supponiamo inoltre di avere a disposizione 10000 $ per ogni operazione e in prima istanza non aggiungiamo i costi fissi (slippage e commissioni), per apprezzare il funzionamento della dinamica rialzista.

Quello che abbiamo ottenuto è un sistema di classe superiore a quelli che operino unicamente sullo strumento di riferimento (in questo caso Apple). La macchina è riuscita ad identificare e a sfruttare alcune inefficienze che esistono tra le tre serie storiche di AAPL, SPY e del SOX. Ma diamo uno sguardo alla distribuzione dei profitti mensili di tale sistema.

I mesi meno redditizi risultano essere maggio, settembre e dicembre, ma nessun mese presenta valori nulli o negativi. Passando alla lista dei profitti annuali, notiamo una generale correlazione tra la percentuale dei trade vincenti e il profitto anno su anno.

Concentriamoci a questo punto sulle metriche del Performance Report.

Il profitto totale maturato dal 1999 ad oggi, senza considerare i costi fissi, è di oltre 94000 $. La media dei guadagni di 331 $ ad operazione è sufficientemente capiente per assorbire slippage e commissioni, che possiamo quantificare in 40 $ totali. Globalmente il sistema ha operato 284 volte, con una percentuale di trade vincenti di oltre il 68%, con un rapporto rendimento su rischio di 1.78 ed un Profit Factor di 3.97.
Diamo quindi uno sguardo al rischio, analizzando il draw down intraday peak to valley.

La ricorrezione massima ad operazioni aperte è di -4648 $ che, se rapportata al profitto, porta ad un rapporto di oltre 20 (Profit vs Intraday Peak to Valley). Considerando i costi fissi, otteniamo, sullo stesso rapporto, un valore di 17.4 (83000 € di Net Profit a fronte di -4768 $ di Intraday Peak to Valley).
Una seconda particolarità che caratterizza tale sistema è il fatto che le uscite siano pilotate non soltanto da un “time exit” (si esce dopo un numero prestabilito di barre successive all’ingresso), ma anche sulla base di un pattern “sentinella” che segnali, su base statistica, la probabilità di una correzione immediata.

Buon trading e buona settimana
Giovanni Trombetta
Gandalf Project Research